Strettamente connesso all’adozione di un modello di smart factory è il tema delle conseguenze sulla workforce. Di solito, il fenomeno è esaminato dal punto di vista macro, ovvero in termini di rapporto tra lavori persi e creati in funzione della digitalizzazione delle linee produttive. Difficile esprimersi con numeri certi su un fenomeno che è in continua evoluzione: McKinsey, per esempio, stima che l’automazione possa colpire tra i 400 e gli 800 milioni di posti di lavoro entro il 2030, ma è peraltro vero che in tutti questi casi bisogna mettere sulla bilancia le nuove attività e mansioni che verranno create e che, numericamente, potrebbero essere ben di più di quelle perse. Non è un caso che proprio le grandi aziende fatichino moltissimo a trovare personale competente per i nuovi posti di lavoro creati dai modelli smart e connessi: lo skill gap è dunque un problema più grave rispetto agli effetti della digitalizzazione.
Vivere il modello di Smart Factory in termini di minaccia nei confronti della forza lavoro non è la visione corretta, ma la certezza assoluta è che, all’interno delle linee produttive, il lavoro stia cambiando e cambierà sempre di più. L’integrazione di reti, piattaforme di elaborazione, sensori e tecnologie smart sta radicalmente modificando non solo le prospettive future del mondo del lavoro, ma anche le modalità concrete con cui vengono svolte le mansioni quotidiane, rendendo peraltro sempre più attuale e determinante un corretto processo di change management.
Altra certezza è che il sempre maggiore ricorso all’automazione e all’approccio data-driven abbia un potenziale enorme nei confronti della soddisfazione di chi opera quotidianamente nelle linee produttive, poiché agisce in modo positivo sulla sicurezza, permette di migliorare la produttività con sforzi minori e, soprattutto, fornisce prospettive di avanzamento e specializzazione che fino a ieri non esistevano e che sono dovute, appunto, all’introduzione di nuovi strumenti e tecnologie avanzate.
Di fronte alla domanda: “Come può una Smart Factory migliorare la soddisfazione degli operai?” si può partire dal fattore sicurezza. L’approccio data-driven, l’impiego di sofisticati algoritmi predittivi e di macchinari avanzati può avere un ruolo fondamentale non solo ai fini della produttività ma anche, aspetto ben più rilevante, per la sicurezza individuale: riuscire ad anticipare il guasto di un componente, rilevare specifiche fuori norma e affidare alla robotica le operazioni che sarebbero pericolose e usuranti per l’essere umano sono senza dubbio aspetti fondanti del concetto di smart factory. Tra l’altro, sempre su questo tema, uno dei trend di maggiore interesse riguarda i cobot, ovvero i robot collaborativi che possono lavorare insieme agli operatori in carne e ossa: una delle ipotesi di utilizzo potrebbe essere quella di affidare al cobot parti di lavorazione che, se effettuate dall’operatore, lo sottoporrebbero a stress e rischi eccessivi.
Inoltre, in una Smart Factory il concetto di automazione è molto sviluppato e questo, di per sé, è sufficiente per aumentare il grado di soddisfazione di chi lavora nelle linee di produzione. Il motivo è intuibile: sostituire gesti fortemente ripetitivi con attività a valore aggiunto e con la gestione di situazioni più complesse e sfidanti agisce in modo molto positivo sul morale, fa sentire utili e apprezzate le persone, dà soddisfazione e ha dunque effetti benefici sulla produttività.
In qualsiasi ambito professionale, il parametro più importante ai fini della soddisfazione individuale è il processo di crescita. Smart Factory ha una fortissima impronta tecnologica: reti, cloud, piattaforme di elaborazione, macchinari smart, IoT e Intelligenza Artificiale hanno diritto di cittadinanza all’interno di una fabbrica 4.0. Dal punto di vista di chi ci lavora quotidianamente, questo non significa solo andare incontro a un forte cambiamento, ma poter sviluppare nuove competenze, utili per massimizzare l’efficienza dei processi produttivi ma anche per sviluppare un curriculum estremamente appetibile. Smart Factory è, infatti, un mondo in continuo divenire, è un terreno che cambia e progredisce ogni giorno: se si ha il mindset giusto, chiunque può uscire dalla logica meramente esecutiva e favorire lo sviluppo di processi estremamente efficienti e ottimizzati. Con massima soddisfazione per l’azienda e, di conseguenza, anche per sé.