Il Cloud computing ha ormai raggiunto una maturità tale da richiedere una professionalità specifica per governare i processi di migrazione verso la nuvola, il Cloud Architect. Sono i numeri a dimostrarlo. Gartner prevede che nel 2019 il mercato del Cloud raggiungerà un valore pari a 206 miliardi di dollari (erano 175 miliardi nel 2018). Saranno soprattutto i servizi infrastrutturali IaaS (Infrastructure as a Service) il segmento con una crescita maggiore, mentre le aziende tenderanno a preferire il Cloud ibrido per la sua flessibilità a beneficio di una transazione progressiva. Spetta, perciò, al Cloud Architect il compito di guidare le fasi di una migrazione ottimale, tenendo conto del ROI (Return on investment), dei vantaggi che si ottengono spostando sulla nuvola applicazioni e sistemi e dei livelli di compliance e sicurezza che vanno garantiti.
La Datacenter Migration condotta dal Cloud Architect di 4ward si avvale di strumenti efficaci e di una metodologia consolidata ed è suddivisa in quatto fasi che consentono di migrare in modo semplice e veloce, senza imprevisti durante lo stadio di ibridazione, sia esso temporaneo o definitivo. Ecco quali.
La prima fase che il Cloud Architect dovrà mettere in atto, subito dopo l’avvio (kickoff), sarà quella del technical assessment. La valutazione abbraccia una mappatura di natura tecnica e funzionale della dotazione IT presente in azienda, con l’individuazione dei requisiti infrastrutturali necessari, unitamente alla quotazione economica che, come anticipato, si fonderà sul ROI e includerà metriche quali TCO (Total Cost of Ownership) e TCM (Total Cost of Maintenance). E’ chiaro perché nella figura del Cloud Architect confluiscono elevate abilità tecniche insieme a competenze economico-finanziarie e organizzative. Su questa base è possibile ipotizzare il Business case più idoneo, ad esempio con modelli Full Cloud, per la migrazione dell’intero Datacenter, oppure Hybrid Cloud, in cui vengono selezionati solo alcuni carichi di lavoro da far migrare.
È il momento di pianificare la migrazione individuando le strategie di migrazione più adatte per i diversi workflow in base alla situazione preesistente e alle esigenze dell’azienda, a scelta tra:
Viene quindi definito un piano di migrazione, con tempi precisi e fasi ben definite per poter procedere senza ostacoli, riducendo al minimo il downtime e adattandolo alle esigenze aziendali, per non impattare in alcun modo sulla produttività.
Nella fase di esecuzione il cliente sperimenta la soluzione in prima persona e in un ambiente reale, in condizioni normali e con dati concreti, grazie ad un progetto pilota. Qui il Cloud Architect raccoglie osservazioni e valutazioni da parte dell’azienda sui risultati raggiunti dal progetto pilota e sulla sua aderenza agli obiettivi di business, per poi estendere il progetto a tutti i workflow che si intende migrare.
Nella quarta e ultima fase, Il Cloud Architect si rivela fondamentale per il supporto e l’ottimizzazione del datacenter, per poter sfruttare al massimo tutti vantaggi che contraddistinguono il Cloud: disponibilità, affidabilità e scalabilità. Optare per servizi di gestione di una parte o dell'intera infrastruttura, ad esempio, in cui il team di specialisti di 4ward si propone come l’estensione operativa del personale interno, garantisce supporto nella gestione dei principali carichi di lavoro e assicura un controllo accurato e proattivo delle situazioni ordinarie e straordinarie, consentendo allo staff interno di concentrarsi sulle attività di maggior valore per il business.