Guida allo smart working: passi falsi e prospettive future dell'Healthcare
Guida allo smart working: passi falsi e prospettive future dell'Healthcare

Guida allo smart working: passi falsi e prospettive future dell'Healthcare

Autore: Impresoft 4ward

Il panorama degli ultimi anni ha portato lo smart working a doversi necessariamente conciliare con le dinamiche peculiari della sanità moderna. Per ovvi motivi, l’healthcare è il settore che ha risentito di più dell’impatto del Covid, dovendone gestire le conseguenze dirette e, al tempo stesso, dovendosi adeguare a nuove dinamiche di lavoro e di erogazione dei servizi.

Per assicurare il corretto “funzionamento” di un ambito non convenzionale come questo e, al tempo stesso, beneficiare del potenziale che lo smart working può offrire alle organizzazioni, abbiamo raccolto in questa breve Guida i passi falsi da non commettere e le best practice da seguire.

 

Guida allo smart working: l’assistenza sanitaria da remoto

Una Guida allo smart working in sanità dovrebbe partire dall’era precedente il 2020, quando il lavoro agile e la medicina a distanza erano sì tendenze interessanti, ma ancora viste con un certo scetticismo da parte di una professione che si è sempre basata sul rapporto di fiducia e sul contatto diretto.

Quasi superfluo aggiungere che il 2020 ha sconvolto tutte queste certezze: da una percentuale di adozione pari a circa il 10% (sia medici di Medicina Generale o MMG che specialisti), le televisite sono passate in un anno al 39%, il teleconsulto è diventato una modalità di comunicazione comune tra i professionisti della salute e il telemonitoraggio – abilitato da dispositivi medici indossabili – ha raggiunto quote di utilizzo pari al 43% per i MMG e al 28% per i medici specialisti (fonte: Osservatorio PoliMI). I dati più recenti (relativi al 2021) registrano un fisiologico calo di adozione dovuto alla minor pressione della pandemia: nel 2021, la televisita è stata utilizzata dal 26% degli specialisti e dal 20% degli MMG (via: pharmacyscanner), cosa che – come si vedrà meglio successivamente – non condiziona previsioni future che si mantengono rosee.

 

Oltre la telemedicina: le strutture diventano smart

Al pari di tutti gli altri verticali, anche le strutture sanitarie hanno adottato lo smart working come risposta alle esigenze di distanziamento sociale, attivando piattaforme di comunicazione, di collaboration, gestionali e dipartimentali in cloud per la gestione dei processi di back office.

Per quando concerne il front office e l’accoglienza - si pensi agli ospedali, alle cliniche e ai centri diagnostici - è stata proprio la forte digitalizzazione a consentire alle strutture di operare anche in mancanza di personale durante la fase di smart working ‘forzato’. Nel primo periodo della pandemia, infatti, molte strutture hanno adottato soluzioni di patient journey per abilitare la prenotazione online di visite ed esami diagnostici, il check-in/out veloce in struttura, l’accelerazione delle code, sistemi di digital signage per guidare i pazienti nelle strutture più estese e totem digitali con cui pagare le prestazioni e ritirare i referti.

Tutto ciò ha determinato diversi risultati: ha permesso alle strutture di restare produttive, ha efficientato i processi e ha anche migliorato l’esperienza dei pazienti. Non stupisce che tutti questi sistemi (eccezion fatta per il contact tracing) continuino a essere utilizzati anche oggi.

 

Guida allo smart working: gli errori da evitare

Poter erogare servizi da remoto è ciò che caratterizza un sistema sanitario moderno e connesso.  Tuttavia, nel percorso che conduce alla connected care vanno evitati alcuni errori:

  • Limitarsi alla tecnologia

Prima che un fattore tecnologico, lo smart working è un’evoluzione culturale e organizzativa. Non bisogna commettere l’errore di pensare che una piattaforma di collaboration o un sistema di telemedicina equivalgano, di fatto, a situazione di smart working. Piuttosto, sono strumenti con cui attuare una visione moderna e sistemica, che non può mancare. A prescindere dalle peculiarità del settore sanitario, soltanto una corretta gestione del cambiamento può rendere veramente produttivi l’assistenza e il lavoro smart.

  • Trascurare i rischi di sicurezza

Lo smart working aumenta i cyber risk, in sanità come in tutti gli altri settori. Il più significativo è legato alla condivisione di documenti e dati sensibili al di fuori del perimetro aziendale con strumenti (hardware e software) non sicuri né autorizzati: condividere ricette, referti ed esami su piattaforme di messaggistica consumer è un esempio di ciò che non andrebbe fatto.

  • Attivare troppi (tele)servizi

L’assistenza da remoto è sinonimo di modernità, ma anche di riduzione dei tempi di attesa, che rappresentano da sempre il principale limite della sanità. La struttura dovrebbe procedere gradualmente, attivando solo servizi che sarà in grado di gestire in modo agile, rapido e sicuro.

  • Non valorizzare i dati

Lo smart working è abilitato da tool e piattaforme digitali, che per loro natura generano grandi volumi e varietà di dati. Questi vanno protetti attraverso una data governance adeguata, ma anche valorizzati per efficientare i processi e creare experience migliori. Non farlo sarebbe certamente un errore, ma soprattutto darebbe un vantaggio ai competitor.

 

Smart Working in sanità, prospettive future

Come in ogni altro settore, anche in sanità il futuro dello smart working è strettamente legato all’andamento della pandemia. La certezza è che il Covid abbia abbattuto le barriere – culturali, prima che tecnologiche – che ostacolavano l’assistenza da remoto. L’inarrestabile evoluzione tecnologica sta già preparando i prossimi passi: la telechirurgia è in cima alla lista.

La telemedicina (con tutte le sue varianti, dal consulto alla refertazione) sarà sempre più centrale nei sistemi sanitari moderni: lo dimostrano l’interesse da parte di professionisti e strutture, nonché lo stanziamento di 7 miliardi di euro del PNRR a reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale.

Nel frattempo, la comunicazione medico-paziente è sempre più digitalizzata e le strutture, nell’ottica di una maggiore competitività, accelerano il percorso di digitalizzazione dei processi, che di conseguenza diventano sempre più remotizzabili, a beneficio dei modelli di lavoro smart e ibridi.

Impresoft 4ward