Nel Rapporto OCSE sulla produttività, pubblicato nel giugno 2018, l’organizzazione internazionale ha ribadito un concetto ampiamente noto: la produttività ha a che fare con l’efficienza, non tanto con il numero di ore lavorate. In altre parole, essere più produttivi significa lavorare meglio, non lavorare di più.
Ne sanno qualcosa alla Gartner, multinazionale americana che opera nella consulenza strategica in campo IT. I suoi analisti hanno recentemente identificato i trend strategici, e trasversali, per il 2019. Tra questi rientrano i cosiddetti “spazi intelligenti”, cioè gli ambienti fisici o digitali in cui persone e sistemi tecnologici si troveranno a interagire sempre di più. Se questa espressione indica un orientamento generale, che nell’idea di smart city trova la sua incarnazione più visionaria, la stessa Gartner ne aveva utilizzata una analoga qualche mese prima a proposito dei luoghi di lavoro: Physical workplaces become smart.
È un tema, quello della trasformazione del posto di lavoro in luogo “intelligente”, un digital workspace, che nel 2018 ha dominato il dibattito sulla produttività. Come si ricava anche dal rapporto People, productivity and the digital workplace realizzato nel marzo scorso da BT su un totale di 1.100 dirigenti e 600 responsabili IT di vari Paesi. La ricerca ha identificato alcuni elementi chiave che contribuiscono ad aumentare la produttività. Tre di questi possono considerarsi i trend che, insieme al modern workplace, saranno confermati nel 2019.
Sembra una richiesta banale, ma il 63% degli intervistati ha chiesto un wi-fi più efficiente, perché ritiene che sia sufficiente una connettività di buona qualità, per esempio, per avviare videochiamate e collaborare con il proprio team anche a distanza. Così come schermi più ampi possono facilitare le attività di scambio. Il caso di Surface Hub, lanciato un paio di anni fa sul mercato, è emblematico. Il mega schermo di Microsoft è stato pensato per sfruttare la suite di app della casa di Redmond: da Skype for Business e Teams per le chiamate in videoconferenza a Office 365 per la condivisione e la modifica di documenti in loco oppure da remoto. Il dispositivo si presta a essere usato a rotazione, tanto che al termine di ogni sessione si riavvia, preparandosi a un nuovo meeting. Segno che l’esigenza avvertita dal campione, di poter lavorare bene ovunque, era stata già intercettata.
La ricerca BT ha anche individuato un fattore di maggiore produttività nel lavoro e nella collaborazione, resi più semplici se svolti al di fuori dell’ufficio. È uno dei tanti nomi dello smart working, o lavoro agile secondo la legge 81/2017 che l’ha normato in Italia. Sull’aumento di produttività che gli smart worker riescono a garantire, ci sono ormai diversi studi autorevoli anche nel nostro Paese. Fra i tanti, citiamo quello del centro di ricerca Carlo Dondena dell’Università Bocconi che ha evidenziato come, nel 2017, coloro che avessero svolto la propria mansione al di fuori dell’ufficio, solo per un solo giorno a settimana, fossero risultati più produttivi del 3-4% rispetto ai colleghi che si erano recati sul luogo di lavoro durante il medesimo periodo. L’indagine BT ha aggiunto che, affinché questa modalità di collaborazione si realizzi, servono device “giusti” con i quali attingere da qualsiasi luogo ai dati aziendali. E, in effetti, lo smart working oggi è possibile grazie a una tecnologia e a dei tool che abbattono i confini e allargano il perimetro ristretto della propria scrivania.
Sempre più persone utilizzano la messaggistica istantanea al posto delle email. E questo non solo nella vita privata, ma anche nei contesti professionali. Non parliamo soltanto di Whastapp (cresciuto nell’ultimo biennio, secondo BT, del 44%), Telegram o Messenger, ma anche di strumenti di collaborazione aziendale come Microsoft Teams, che mette assieme chat, chiamate e app di Office in ottica Unified Communication & Collaboration. Forse il trend che nel 2018 ha cominciato ad affacciarsi in molte aziende, migliorandone i tassi produttivi, è quello che si affermerà definitivamente nel 2019, quando l’integrazione fra instant messaging e telefonia diventerà la normalità per gran parte delle imprese.